Floralism, in concomitanza con le date del Festival, contaminerà alcuni luoghi in diversi punti della città creando una rete tangibile tra realtà che condividono valori estetici, culturali e sociali: e rinsaldando il legame con la fotografia e l’arte e con artisti che esplorano il mondo botanico e floreale, si potranno visitare mostre in gallerie d’arte o luoghi insoliti come il Cimitero Acattolico anche conosciuto come cimitero inglese a Roma.
Cimitero Acattolico
Via Caio Cestio 6, Roma
Opening: 8 ottobre 18:00 – 19:30
Di Marta Alexandra Abbott
Un’insolita mostra di opere realizzate con inchiostri fatti a mano e derivati da fiori, foglie e materiali vegetali raccolti durante l’anno, dal giardino del cimitero, insieme ad immagini fotografiche in collage scattate sui terreni del Cimitero Acattolico di Roma.
Le immagini in collage mostrano i dettagli dei licheni che crescono sulla superficie delle varie lapidi, che per l’artista richiamano il cielo notturno e quindi servono a ricordare la connessione tra il suolo e il cielo.
Questo corpus di opere è stato ispirato dall’interesse di Marta per i ritmi del ciclo del mondo naturale, dal suo fascino per le forme organiche e i corpi celesti, dal fatto che si dice che tutta la materia sulla Terra provenga dalla polvere di stelle e dall’idea che tutti coloro che sono sepolti in questo angolo molto speciale della città eterna guardano sempre in alto, verso le stelle. Infine, le immagini sono anche un invito a trovare la luce delle stelle in luoghi in cui tipicamente non si pensa di guardare.
Nel creare questo corpus di opere, Marta si è anche ispirata a due testi, uno da Endymion di John Keats e una poesia di Percy Bysshe Shelley, To A Star.
È un’artista ceco-americana che vive e lavora a Roma.
I suoi dipinti trattano principalmente di forme botaniche, nozioni di alchimia e trasformazione e del nostro rapporto umano con la natura. Spesso affronta questa relazione usando inchiostri che crea da sola, collegando così il soggetto al mezzo e stabilendo un dialogo costante e anche fugace con il mondo naturale.
Nell’ultimo anno Marta ha visitato regolarmente il giardino del cimitero, raccogliendo foglie, steli, cortecce, fiori e bacche. Che ha trasformato in una collezione di inchiostri utili a dare colore alle sue composizioni.
Le immagini fotografiche sono state scattate in questo stesso periodo, nei vari angoli del cimitero. Questa è la prima opera dell’artista che coinvolge il collage.
Sacripante Gallery
Via Panisperna, 59, 00184 Roma
Aperitivo: Giovedì 8.10.20 ora 18:00
12 euro
Di Mavi di Marco
TITLED LO.VE è un progetto in corso che si concentra sulla rappresentazione dell’amore attraverso la bellezza, la coscienza e la sua profonda comprensione. I fiori creati da Di Marco sono corpi catturati nella loro delicatezza e sensualità.
Rappresentano la dicotomia della vita. I fiori in bianco e nero visualizzano malinconia e purezza in contrasto con quelli a colori che incarnano l’eros attraverso l’amore e la sensualità.
È un “Amore senza titolo” in quanto Di Marco mira a diffondere l’amore attraverso la percezione del fiore da parte dello spettatore manipolato dalle sue mani, dando loro un’espressione d’amore che deve essere interpretata da coloro che guardano secondo le emozioni che producono in loro.
Questo si percepisce nella fluidità dei petali e dei fiori stessi che si trasformano in una bella seta, quasi come una pelle. I fiori così raffigurati e inseriti in un contesto di design, in una casa o in qualsiasi spazio, possono produrre un senso di serenità e amore.
Mavi Di Marco è una fotografa italiana, vive e lavora a Roma. Il suo lavoro si concentra sulla ricerca del sublime, attraverso l’uso della natura morta, negli elementi della natura e in ciò che ci circonda.
Lo spazio contemporaneo nel cuore di Monti mette al centro l’incontro tra varie discipline contemporanee: un’esperienza tra arte, design, fashion e miscelazione d’autore.
Una galleria polifunzionale che ospita esposizioni, performance, talk, workshop e degustazioni in un’atmosfera mistica e barocca che rimanda al passato dell’edificio, costruito nel XVIII secolo come convento dal Cardinale Sacripante, da cui la galleria prende il nome.